I sofisti: Protagora e Gorgia
I sofisti vengono visti come i primi insegnanti retribuiti nella storia. Era tipico della Grecia pagare coloro che ritenevano intellettuali, quindi con grandi e ampie conoscenze, come per esempio i medici o i poeti, ma questo non valeva anche per gli insegnanti. Da questo momento fare l'insegnante, ovvero esercitare il potere come bagaglio culturale molto importante, diventa una professione. Una caratteristica però dei sofisti era che andavano da luogo a luogo cercando discepoli interessati, acquistando così un'aperta mentalità e cosmopolita. In questo modo hanno potuto conoscere la diversità della civiltà e le caratteristiche singole delle diverse società.
Il termine "sofista" in antichità significava "sapientissimo", ma oggi acquista un significato artificioso. Prendendo in esempio la parola "sofisticati" ci viene in mente qualcosa di adulterato e contraffatto. Per questo i sofisti affrontano molte critiche anche da filosofi posteriori, come per esempio Platone e Aristotele.
I rappresentanti principali del movimento sofistico sono Protagora e Gorgia, seguiti poi da Prodico, Ippia e Antifonte.
Protagora
Protagora viene definito come il pensatore più originale del movimento dei sofisti. A lui viene attribuita la frase:
"L'uomo è misura di tutte le cose; delle cose che sono in quanto sono, delle cose che sono in quanto non sono"
Questa frase ha diversi significati, che variano anche in base all'interpretazione della parola "uomo". Come prima definizione "uomo" potrebbe essere l'individuo singolo. Data questa interpretazione la frase potrebbe fare riferimento alle diverse prospettive delle cose, dando quindi un significato soggettivo a tutto. Invece un'altra interpretazione della parola "uomo" può essere l'umanità e il genere umano in generale, spiegando così che la percezione e valutazione della realtà variano in base alla conformazione mentale di un individuo. Mentre l'ultimo significato della parola "uomo" è la civiltà e/o il popolo, dando così un'idea di relativismo culturale. Probabilmente Protagora ha cercato di unire tutti e tre i significati, dando un significato unico alla parola uomo e mantenendo quindi un criterio di giudizio della realtà o irrealtà delle cose, del loro modo di essere e del loro significato.
Dalle riflessioni di questa frase possiamo capire la prospettiva relativistica del filosofo, ovvero che non esiste una verità assoluta valida per tutti. Comunque però vengono ammesse le diverse interpretazioni che variano a seconda del punto di vista, che quindi spiega che la verità è "relativa", quindi non è presente una legge naturale e universale che stabilisce che cos'è giusto e cosa non.
Il linguaggio assume in questo ambito una grande importanza. Nasce quindi una convinzione che non esiste un criterio generale e una verità assoluta, ma non esclude la possibilità di crearne uno. Protagora pone questo criterio nell'utile, ovvero ciò che si concorda essere il bene del singolo e della comunità. Quindi la parola assume il significato di qualcosa che serve per raggiungere un consenso. In questo modo possono essere esposte le diverse prospettive e idee per raggiungere un'idea condivisa.
Persiste la preoccupazione che i gruppi più forti riescano a prendere possesso di questa parola facendo quindi prevalere le loro idee e convinzioni, per questo Protagora specifica che è importante utilizzare questo concetto per la polis, e non per il singolo. A questo punto prevale solo colui che riesce a persuadere gli altri delle proprie idee, convincendoli della validità della propria posizione.
Gorgia
Se parliamo di Gorgia dobbiamo introdurre il concetto di relativismo dei valori, ovvero la possibilità di avere due o più punti di vista diversi sulla stessa cosa. Gorgia ha portato il relativismo culturale all'estremo e si fa interprete convinto del principio che ogni criterio di verità di tipo universale, il discorso è tutto. Il filosofo arriva ad una conclusione sostenendo infine che non esiste nulla di oggettivo. se anche le cose esistessero, non sarebbero possibili, data la mancanza di poter usare la parola per comunicare, la quale non può mai identificarsi con la realtà.
Spiegando meglio il punto di Gorgia spieghiamo che: l'essere non esiste, se anche esistesse non potremmo conoscerlo, se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato attraverso le parole.
La sua idea è quindi che l'essere non può affermare la verità assoluta, dato che non possiede gli strumenti necessari per esprimersi.
Oltretutto per Gorgia l'esistenza è irrazionale e misteriosa e gli uomini non sono liberi né responsabili, ma sottomessi da forze ignote e incontrollabili (il caso, il fato, le passioni, la persuasione delle parole).
Possiamo prendere come esempio l'encomio di Elena, un capolavoro di arte oratoria. L'intento dell'orazione è quello di mostrare l'innocenza di Elena, moglie del re greco Menelao. Viene soggiogata dall'amore di Paride e lo segue a Troia, facendo nascere nel marito una necessità di vendetta che farà nascere una delle guerre più conosciute al mondo: la guerra di Troia. Elena può aver agito in diversi modi, tra i quali possiamo notare anche la persuasione dalle parole di Paride, che le hanno "stregato" l'animo, facendola innamorare alla follia il nemico del marito.
Anche oggi l'arte dell'oratorio è molto importante, dato che è l'arte di sapersi presentare al pubblico per ottenere un consenso o successo, come ad esempio i politici in televisione.
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